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Il magnate è una persona con autorità e potenza, in genere un industriale o un finanziere di importanza conclamata; è sinonimo del termine inglese tycoon, derivato dal titolo giapponese taicun.
Nel medioevo, specialmente a Firenze, il termine magnate era usato, assieme a quello di Grande o Potente, per indicare il gruppo di individui che disponevano di notevoli risorse, ricchezze e proprietà, caratterizzati principalmente da una grande superiorità sociale e rappresentando la classe dirigente "de facto".Il concetto di nobiltà in quell'epoca era diverso da quello assunto in epoca moderna e la classe magnatizia era "de facto" la classe nobiliare. Essi erano così definiti se potevano inoltre vantare di discendere o essere dei cavalieri.
Oggi il termine viene utilizzato per indicare un uomo d'affari di successo particolarmente ricco e influente.
In Italia, in età comunale, erano così definiti i cittadini del comune di elevate condizioni sociale ed economica, talvolta con titoli nobiliari e con una posizione influente nella vita politica. Accanto a questi si trovano però anche i membri delle famiglie di origine mercantile arricchitesi che, soprattutto a partire dal XIII secolo, si avvicinano lentamente a quelle dell'antica nobiltà feudale inurbata (cioè migrata dalla campagna verso la città), imitandone lo stile di vita ed iniziando ad ordinare i propri figli cavalieri, attraverso le tradizionali cerimonie d'investitura.
Queste famiglie, sempre ai vertici delle istituzioni comunali, tramite l'esercizio delle più alte magistrature e la partecipazione costante nei consigli cittadini, si scontreranno spesso e con violenza per il predominio sulla scena politica; è per questo che alla fine del Duecento, in molte città italiane verranno proclamate delle Leggi antimagnatizie, miranti proprio all'esclusione dal governo di tutte quelle famiglie, sia di origine feudale che mercantile, nelle cui file si trovassero dei cavalieri; a questo proposito, si possono ricordare i provvedimenti adottati a Firenze nel 1293 su proposta di Giano della Bella, conosciuti come Ordinamenti di Giustizia, che più che rivolgersi contro la nobiltà di sangue, intendevano porre un freno al potere esercitato da questa oligarchia che condivideva gli stessi ideali e si era a lungo imposta ai vertici delle istituzioni. Vennero quindi create delle liste di Magnati, che di fatto erano liste di proscrizione politica, ovvero limitavano i diritti politici dei Grandi, impedendogli di accedere al governo del Comune, riservandogli una fortissima imposizione fiscale, insieme ad una altrettanto forte discriminazione giudiziaria.
Non c'è da stupirsi però se queste leggi verranno mitigate nelle generazioni successive, dato che anche i membri delle Arti Maggiori ne facevano ormai parte.
Nell'accezione odierna il magnate è colui che è a capo, generalmente dopo averlo creato, di un impero economico-finanziario, di un'industria o di notevoli possedimenti immobiliari.
I Magnati di Firenze
Le famiglie magnatizie, i Grandi di Firenze, fra città e contado, secondo le liste del 1295, divisi per sestieri .
Figlioli di Rinaldo della Casa de' Gioci da Monteficalli
Figlioli di Ser Arrigo della Casa de' Gioci da Monteficalli
Del Sesto di San Brancazio in Contado
Messer Ormagio da Vinci del Greco e de' suoi Messere Scolaio
Puccio di Messer Guido Torselli da Signa e i loro
Pacino di Messer Guido Torselli da Signa e i loro
Cino di Messer Guido Torselli da Signa e i loro
Chello di Messer Ugolino da Sommaia
Del Sesto di Por San Piero in Contado
I Pazzi di Valdarno Guelfi e Ghibellini
Figliuoli di Messer Braccio da Frondole
Buschia dello Stiria e suo' figliuoli
Del Sesto di Porta del Duomo in Contado
Della Casa degli Ubaldini, della Pila, Montaccianico e Desenno
Figliuoli e Nipoti di Messer Attaviano
Rinieri e Nipoti da Gagliano e degli Ubaldini
Ciascuno d'Ascianello e da Villanova e Spugnole, eccetto Messer Malviano
Figliuoli di Messer Ugo da Coldana
Figliuoli di Guineldo da Barberino e da Latera e da Rezzano, ovvero Mortoiano
Orlanduccio di Messer Alberto e figliuoli da Lomena, over da Vezzano, overo da Mortoiano
Cattani e Lambardi da Sommaia
Cattani e Lambardi dalla Querciola
Usi storici del termine nell'Europa centrale
In Polonia erano chiamati così i rappresentanti dell'alta nobiltà. I magnati si distinguevano dagli altri esponenti della szlachta per ricchezza fondiaria e potere politico. Gli interessi magnatizi erano spesso in aperta contrapposizione a quelli regi e a quelli della piccola e media aristocrazia. Le lotte di potere tra gli esponenti delle famiglie magnatizie furono un tratto saliente della storia della confederazione polacco-lituana tra il XVII e il XVIII secolo e uno dei fattori di crisi di tale stato.
Nella Serbia e nella Croazia medievali troviamo il termine velikaš (derivante da 'veliko, grande) applicato alla nobiltà più elevata, detentrice delle principali cariche governative. In Bosnia era invece utilizzata l'espressione vlastelin (derivante da vlast, potere, autorità).
^ Pace da Certaldo, Storia della guerra di Semifonte scritta da Mess. Pace da Certaldo e Cronichetta di Neri degli Strinati, Firenze, Stamperia Imperiale, 1753.
^Tale obbligo però non fu lineare, lungo tutto il '300 ed il '400, ovvero ci furono molteplici eccezioni, dovute principalmente, o ad un temporaneo governo più favorevole ai Magnati, o al rispetto verso il singolo magnate che avendo grandemente servito la Repubblica (ad esempio conducendo vittoriosamente le milizie fiorentine in battaglia), otteneva la concessione della popularitas, senza tali obblighi.
Bibliografia
Pace da Certaldo, Storia della guerra di Semifonte scritta da Mess. Pace da Certaldo e Cronichetta di Neri degli Strinati, Firenze, Stamperia Imperiale, 1753.
Christiane Klapish-Zuber, Ritorno alla politica: I Magnati fiorentini 1340-1440, Roma, Viella, 2009.