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Sorto negli anni trenta-quaranta, il quartiere ebbe un nuovo sviluppo dopo la fine della seconda guerra mondiale con gli edifici di carattere intensivo della UNRRA, organizzazione umanitaria del famoso piano di aiuti Marshall.
Negli anni cinquanta, insieme alla parrocchia di San Cleto, dedicata al terzo papa della chiesa cristiana Anacleto I, su lottizzazione abusiva nasce la omonima borgata di San Cleto, tra il fosso di San Basilio e la via Nomentana. La borgata fu costruita da emigranti provenienti per lo più dalle Marche e dall'Umbria che tuttora vi risiedono. San Cleto ospita i ruderi della torre del Coazzo, un casale del XIII secolo costruito su resti di un'antica villa romana.
Sempre negli anni cinquanta su lottizzazione abusiva nei terreni della possidente Elena Tidei nasce la borgatella Tidei, costruita da emigranti prevalentemente dalle Marche su 67 fazzoletti di terra, raggiungibili da quattro strade sterrate. Le sei vie strette interne furono acquisite e urbanizzate da parte del Comune di Roma solo nel 2004. Nel 2007 viene realizzata la nuova Piazza di San Basilio su progetto degli architetti Piero Ostilio Rossi e Andrea Bruschi.
Nel 1974 il quartiere è il teatro di scontri tra la polizia e famiglie che avevano occupato, spinte dal bisogno, oltre cento abitazioni IACP in via Montecarotto e via Fabriano. Nel corso di tali episodi di violenza, noti come "rivolta di San Basilio", diversi agenti e residenti vengono feriti e muore colpito dalla polizia Fabrizio Ceruso. Dopo la rivolta di San Basilio, viene avviata una mediazione per l'assegnazione degli alloggi. Il 9 settembre 1974, il Consiglio della Regione Lazio vara una legge, nella quale si afferma che le famiglie che avessero occupato un alloggio nel territorio laziale, per autentico bisogno e prima dell'8 settembre di quell'anno, avevano diritto all'assegnazione di un appartamento.
Alla fine degli anni ottanta sorse una nuova area di sviluppo urbano chiamata Torraccia, a ridosso del Grande Raccordo Anulare.
Scoperta nel 1983 fu in parte demolita per realizzare un istituto scolastico. I locali sopravvissuti alla distruzione sono del I secolo d.C. ed occupanti la zona occidentale della villa medesima. I locali sono in opus reticolatum in tufo e pavimenti con mosaici bicromatici. Delle terme furono aggiunte nel II secolo di cui restano dei vani sempre in opera reticolata e mosaici geometrici, del sistema termale rimane anche il sistema di riscaldamento. A nord est vi sono dei locali in opus spicatum sono riconducibili verosimilmente alla zona rustica della villa di cui questi sono tra i pochi resti sopravvissuti essendo la zona quasi totalmente distrutta. Un pozzo di forma rettangolare in opus mixtum in laterizio e opus reticolatum è all'interno dell'istituto tecnico. Nei pressi vi sono un muro di contenimento in opera reticolata con degli ancoraggi ed un cunicolo con volta ogivale sito sotto il terreno incolto.
^ Giovanni Bassetti, Storia del quartiere Tidei, su Pagine di Quartiere.it, 5 aprile 2004. URL consultato il 23 agosto 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).